Omeopatia: cos’è veramente?

22 Aprile 2020 0 Di Redazione

Ormai si sente sempre più parlare dell’omeopatia, però non fa mai male fare un po’ di chiarezza su un argomento che molto spesso non viene approfondito a dovere.

Per evitare qualsiasi tipo di confusione omeopatia non significa necessariamente curarsi con metodi naturali, questa disciplina fa infatti riferimento ai principi elaborati dal medico tedesco Samuel Hahnemann nel 1800.

Vediamo quindi quali sono questi principi.

I principi dell’omeopatia

Ti sei mai chiesta da dove deriva il nome “omeopatia”?

Dal greco antico “òmois” che significa simile e dall’altra parola greca “pathos” che tradotto letteralmente significa passione, in senso lato invece con questo termine solitamente si indicava la sofferenza che poteva essere sia del corpo che dell’anima.

Alla base dell’omeopatia risiede l’assunto pseudo-scientifico (quindi mai dimostrato) e valido solo a livello di senso comune secondo il quale il simile cura il simile.

Qquesto principio ha in realtà radici più profonde a livello storico, il primo a elaborarlo in una forma più ampia è stato Aristotele nella metafisica dove sostiene a più riprese che il simile conosce il simile.

Secondo questo principio la cura per una determinata malattia risiede nella stessa sostanza che ha causato la malattia.

La sostanza però prima di essere somministrata deve essere diluita e “dinamizzata”.

Qui arriviamo al secondo principio fondamentale dell’omeopatia: la diluizione indefinita.

Secondo infatti Samuel Hahemann le sostanze potevano essere diluite all’infinito senza che queste subissero delle modifiche dal punto di vista chimico.

Questa convinzione era giustificata all’epoca dal fatto che ancora a livello scientifico non si conosceva la presenza degli atomi.

Oggi sappiamo però che non è così e che se la sostanza viene diluita perde di efficacia.

Da questi due principi derivano tutti gli assunti e i medicinali che sono prodotti in omeopatia e possiamo anche comprendere meglio quelle strane diciture che sono presenti sulle confezioni che vediamo esposte: indicano il livello di diluizione che la sostanza subisce all’interno dell’acqua.

Facciamo un esempio: quando troviamo la dicitura “15 ch” significa che il principio attivo è stato diluito 15 volte con una diluizione di uno a cento.

Per far capire che tipo di diluizione sia e quanto principio attivo sia presente all’interno del prodotto finito potete fare una prova con un colorante: provate a diluire una goccia di colorante all’interno di 100 ml di acqua (1 ch), poi prendete una goccia di questa sostanza e diluitela in altri 100 ml di acqua (2 ch), vi assicuro che soltanto dopo due o tre passaggi non ci sarà più traccia del colore.

Purtroppo questi prodotti molto spesso vengono fatti passare come rimedi naturali, ma in realtà non lo sono.

Sono poco più che acqua viste le forti diluizioni che ricevono.

Conclusione:

Detto questo chiaramente non dovete non utilizzare questa tipologia di prodotti, ma pensiamo che un consumo più consapevole possa sicuramente aiutarti.

Se non sei ancora del tutto convinta delle nostre parole, guarda il video di Dario Bressanini qui sotto, anche lui effettua l’esperimento del colorante e siamo sicuri che vedere la spiegazione è molto meglio che leggerla!