Topinambur: cos’è, proprietà e come cucinarlo
4 Settembre 2019Il topinambur (Helianthus tuberosus) è una pianta che è apprezzata in cucina da pochi anni, almeno qui in Italia. La sua parte commestibile è la radice con tubero, che visivamente può assomigliare ad una via di mezzo tra una patata e una radice di zenzero. Il suo sapore è uno strano mix tra il dolciastro della patata e l’amarognolo del carciofo: non a caso, il topinambur è chiamato anche “carciofo di Gerusalemme”.
Originaria del Nord America e del Canada, la pianta del topinambur prende il nome da una tribù india brasiliana, i “Tupinambòs“, ed è coltivata fin dal 1400. L’Helianthus tuberosus ha degli splendidi fiori gialli, simili a quelli del girasole: anche per questo, in origine era visto come una pianta ornamentale.
Nel corso del XV secolo fu scoperto l’uso alimentare della radice, che ben presto venne importata in tutta Europa. Per un breve periodo il topinambur ebbe successo, ma fu sostituito a tavola dalle patate, più nutrienti e più facili da pulire.
La fama del topinambur è stata quindi eclissata per molto tempo, ma negli ultimi anni stiamo assistendo a un aumento di popolarità esponenziale. A fine estate troviamo su banchi del mercato il topinambur bianco, mentre in inverno quello rosso/rosato. A livello nutrizionale le due varietà non presentano differenze sostanziali e a fronte di 100 grammi di prodotto le calorie ingerite sono circa 73, qualità che lo rende un alimento ipocalorico adatto alle diete.
Topinambur: proprietà benefiche
Il topinambur assume in sé diverse proprietà benefiche per il nostro organismo. Prima di tutto, è un aiuto per la digestione: similmente al carciofo, la sua componente amara stimola l’attività del fegato e della bile. Questo comporta una maggiore produzione di succhi gastrici, che fanno da supporto sia allo stomaco che all’intestino.
Il topinambur è anche uno degli alimenti più ricchi di fibre in assoluto: per chi soffre di stipsi e vuole ritrovare la regolarità intestinale, è un toccasana. Questa radice contiene anche alte dosi di potassio, un minerale che contribuisce a ridurre la pressione sanguigna e aiuta a regolare il battito cardiaco. Essendo completamente priva di glutine, è anche adatta per chi soffre di celiachia.
Il topinambur riduce l’assorbimento del colesterolo e regola la glicemia: con un indice glicemico pari a 50, il carciofo di Gerusalemme è un valido aiuto contro il diabete. Questo tubero contiene anche una preziosa fibra, l’inulina (da non confondere con l’insulina…), che contribuisce a diminuire il senso di fame.
Infine, il topinambur contribuisce alla salute di pelle e capelli, grazie alla presenza di rame, ferro e vitamina C.
Topinambur: come mangiarlo e come cucinarlo
Come i carciofi, anche i topinambur possono essere consumati sia crudi che cotti. Qualsiasi sia la modalità, ricordatevi di rimuovere la sottile pellicina che li ricopre.
Da crudo, il topinambur andrebbe messo in una bacinella d’acqua con del limone, per non farlo annerire. Si sposa molto bene con finocchi e frutta secca, per un’insalata originale.
In alternativa, possiamo cucinare il topinambur al forno, al vapore, bollito o in padella. Prima di cuocerlo, non pelatelo, ma lavatelo e spazzolatelo con cura. Fate attenzione ai tempi di cottura: questa radice è piuttosto delicata, e se tenuta troppo tempo sui fornelli rischia di sviluppare una poltiglia gelatinosa ed insapore.
Niente di pericoloso, ci mancherebbe: questa “poltiglia” è semplice fruttosio, prodotto sottoponendo l’inulina a fonti di calore. Dato però che anche l’occhio vuole la sua parte, se non volete rovinarvi l’appetito sfruttate questi tempi di cottura:
- Vapore o bollitura: 10-15 minuti;
- Al forno: 45 minuti;
- In padella: 6-7 minuti.
Nonostante la pianta sia molto resistente, il topinambur è molto delicato: una volta raccolto, si conserva in frigo non più di una settimana.
Nel video a seguire 3 ricette molto semplici per cuocere e gustare il topinambur.
Topinambur: Controindicazioni
Essendo un alimento molto ricco di fibre, è sconsigliato a chi soffre di disturbi del colon. L’inulina in esso contenuta può anche generare gonfiore addominale, dolori e meteorismo. La dose massima consigliata per una persona adulta è di circa 200 grammi.
In caso di allergia alla famiglia delle Compositae, evitate sia il consumo che il contatto con la radice, che potrebbe causare una fastidiosa dermatite.